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Social Ads: perché una singola campagna non basta

Oggi il percorso d’acquisto è tutt’altro che lineare. Le persone scoprono un brand su Instagram, fanno ricerche su Google, confrontano recensioni su Facebook e poi — magari giorni dopo — tornano per acquistare da un annuncio su un altro canale.

Questo significa una cosa sola: pensare ai social media come semplici vetrine pubblicitarie non è più sufficiente. Serve una strategia che segua l’utente passo dopo passo, in ogni fase del suo viaggio: dalla prima impressione alla decisione finale.

I social media sono fondamentali per le Pmi e i liberi professionisti che vogliono arrivare al loro pubblico. Secondo gli ultimi dati presenti nei report Digital 2025 di We Are Social e in quelli presentanti durante NetComm 2025, infatti, il 71% degli italiani è attivo sui social media: di questi, il 32% li utilizza come fonte primaria di informazione quando cerca un brand, mentre il 30% ha effettuato almeno un acquisto dopo aver visto una sponsorizzata. Il tempo medio trascorso ogni giorno sulle piattaforme social è di 1 ora e 48 minuti. I numeri confermano che le advertising sui social funzionano: la reach organica su Facebook è del 53%, su Instagram del 52%, e su LinkedIn del 43%.

Questi dati dimostrano che i social media non sono solo uno dei tanti touchpoint: sono spesso il primo e il più influente nel determinare le scelte di acquisto. Ecco perché è fondamentale avere una strategia strutturata che accompagni l’utente lungo tutto il suo percorso.

Social ADS

Il funnel non è più lineare

Dimentica il tradizionale schema di marketing lineare. Il percorso d’acquisto è frammentato. I clienti entrano ed escono dal funnel in continuazione.

Per questo motivo, ogni fase del customer journey conta:

  • Notorietà: per farti conoscere da chi ancora non sa di averti cercato
  • Interesse: per stimolare la curiosità e restare nella mente dell’utente
  • Considerazione: per alimentare la fiducia e farti preferire alla concorrenza
  • Conversione: per spingere all’azione nel momento giusto

Il processo di «acquisto» quindi oggi non è più lineare e ha, in ogni fase, il mondo Social al centro. La conversione, infatti, avviene dopo più touchpoint e intercettare l’utente in fasi diverse aumenta il ROI.

La chiave? Una strategia integrata

Una singola campagna, per quanto ben fatta, non basta più. Quello che serve è una strategia composta da più campagne coordinate, ognuna con un ruolo specifico e obiettivi complementari.
Alcune campagne generano attenzione, altre nutrono la relazione nel tempo, altre ancora spingono l’utente all’azione.
Il segreto è la sinergia tra i vari step.

I vantaggi di una strategia integrata:

  1. Accompagna l’utente in ogni fase del suo percorso
  2. Rafforza la fiducia nel tuo brand, creando coerenza e riconoscibilità
  3. Riduce il costo di acquisizione, perché lavora su utenti più caldi e consapevoli
  4. Massimizza il valore di ogni singolo contatto, costruendo relazioni e non solo clic

Esempio concreto: come un negozio di arredamento ha trasformato i social in uno strumento di vendita attraverso un piano integrato, con campagne distinte ma collegate tra loro:

  • Fase di notorietà: video e caroselli con i prodotti più scenografici per attirare attenzione e generare visualizzazioni (target: utenti geolocalizzati interessati a design, casa, interior)
  • Fase di interesse e considerazione: contenuti con consigli di arredo, recensioni clienti e focus su progetti reali (remarketing su chi aveva interagito con i primi annunci)
  • Fase di conversione: promozioni a tempo e annunci con invito alla visita in showroom o prenotazione consulenza

Le social ads possono davvero diventare una leva di crescita per la tua PMI, ma solo se inserite in un piano strategico coerente e ben orchestrato.
Non si tratta di investire di più, ma di investire meglio. E soprattutto, di smettere di ragionare per “campagne spot” e iniziare a costruire un percorso.

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L‘importanza delle immagini nel tuo sito internet

Nel mondo digitale di oggi, le immagini non sono solo un dettaglio estetico, ma un elemento strategico fondamentale per la comunicazione, la fiducia e le conversioni. Che tu sia una PMI o un libero professionista, il modo in cui presenti visivamente la tua attività online può fare la differenza tra un visitatore che resta e uno che abbandona il sito velocemente.

Ogni volta che un utente atterra su un sito, si hanno pochi secondi per catturare la sua attenzione e comunicare fiducia. Le parole contano, certo, ma è il linguaggio visivo il primo a parlare. E se le immagini sono scadenti, poco curate o scollegate dall’identità, il messaggio che arriva potrebbe essere l’opposto di ciò che si desidera trasmettere.

Per una PMI o un libero professionista, dove ogni clic può tradursi in un contatto prezioso, trascurare la componente visiva può rivelarsi un grave errore. Un sito con immagini professionali, autentiche e ottimizzate non solo migliora l’esperienza utente, ma distingue l’azienda dalla concorrenza, la rende riconoscibile e aumenta la fiducia del potenziale cliente.

E non serve necessariamente un budget enorme: spesso è sufficiente applicare poche buone pratiche, scegliere con cura i contenuti visivi e assicurarsi che ogni immagine sia coerente con la tua strategia di comunicazione.

Immagini sito

I dati parlano chiaro

L’importanza delle immagini sul web non è solo percepita: è misurabile. Secondo alcune analisi presenti su SEOZoom, emerge che:

  • Le pagine che includono immagini ottimizzate ottengono in media il 47% di traffico organico in più rispetto a quelle composte solo da testo. Le immagini, infatti, migliorano l’esperienza utente, abbassano la frequenza di rimbalzo e favoriscono il posizionamento su Google.
  • Il CTR (click-through rate o percentuale di clik) nei risultati di ricerca aumenta del 30% quando una pagina presenta un’immagine ben visibile nel rich snippet o nell’anteprima. Questo è particolarmente rilevante per blog, ecommerce e schede prodotto.
  • Le immagini che rispettano le buone pratiche SEO (nome file, alt tag, compressione, contesto semantico) vengono indicizzate più facilmente nella ricerca per immagini, generando traffico aggiuntivo gratuito e altamente profilato.

 

Perché le immagini funzionano:

  • Trasmettono emozioni e valori in modo immediato
  • Riducono il carico cognitivo e facilitano la comprensione
  • Rafforzano il messaggio del brand
  • Creano coerenza visiva tra sito, social e altri canali

 

Esempi pratici: cosa funziona (e cosa no)

Come scegliere e ottimizzare le immagini giuste

  1. Originalità batte stock
    Usare foto autentiche e personalizzate del tuo team, dei tuoi prodotti o del tuo spazio fisico.
  2. Alta qualità ma leggere
    Le immagini devono essere nitide ma ottimizzate per il web: JPEG o WebP compressi, senza perdere qualità.
  3. SEO delle immagini
    Non dimenticare: inserisci sempre nome file descrittivo, attributo alt testuale, sitemap immagini.
  4. Coerenza visiva
    Per aiutare il riconoscimento del brand occorre mantenere uno stile uniforme: filtri, cornici, palette colori.

In un sito web, l’immagine giusta vale più di mille parole sbagliate. Per PMI e liberi professionisti, investire in una buona strategia visiva può aumentare autorevolezza, conversioni e fidelizzazione.

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Fare targeting avanzato con Google Ads: consigli per raggiungere il pubblico giusto

 Quando si parla di pubblicità online, non conta solo quanto si spende, ma a chi ci si rivolge. Ecco perché il targeting avanzato su Google Ads è fondamentale per ottimizzare le performance delle campagne, soprattutto per le PMI e i liberi professionisti con budget limitati.

Strumenti come i segmenti personalizzati, il remarketing e le campagne Performance Max permettono oggi di raggiungere il pubblico giusto nel momento giusto, sfruttando l’automazione per massimizzare ogni euro investito.

Secondo Google, le attività che utilizzano strategie di targeting avanzato e segmentazione accurata possono ottenere fino al 50% in più di conversioni a parità di budget, rispetto a chi utilizza impostazioni standard.

In altre parole, non si tratta di spendere di più, ma di spendere meglio.

Targeting su Google

Consigli per fare targeting avanzato:

Targeting per segmento di pubblico personalizzato

Google Ads consente di creare segmenti personalizzati basati su:

  • Interessi e abitudini di navigazione
  • Ricerche recenti su Google
  • App usate o siti visitati

Esempio: se vendi attrezzatura da campeggio, puoi creare un pubblico che ha cercato su Google frasi come “tenda da trekking” o “vacanza outdoor”.

Targeting geografico avanzato

Non bisogna limitarsi a selezionare “Italia” o una regione intera.
Con Google Ads è possibile:

  • Targetizzare città, CAP o aree personalizzate
  • Escludere zone non rilevanti
  • Aggiungere un raggio di chilometri intorno a un punto specifico

Consiglio: usa i dati di Google Analytics per capire da dove arrivano i clienti più redditizi e ottimizza le aree target di conseguenza.

Segmentazione per orario e giorno

Non tutti i momenti sono uguali. Occorre sempre analizzare i dati storici delle campagne e impostare fasce orarie e giorni in cui il pubblico target è più attivo o pronto a convertire.

Esempio: se hai un ristorante e le prenotazioni avvengono soprattutto tra le 11:00 e le 13:00, imposta un bidding più alto in quelle ore.

Targeting per dati demografici dettagliati

Google ti permette di segmentare per:

  • Età
  • Genere
  • Stato parentale
  • Fascia di reddito stimata (in alcuni Paesi)

Attenzione: non tutte le categorie sono disponibili per ogni settore, ma anche solo combinare età e interessi può dare risultati molto più mirati.

Remarketing e intento d’acquisto

Integra il remarketing con i segmenti di pubblico basati su “intento d’acquisto” per mostrare annunci a utenti già caldi che stanno attivamente valutando prodotti o servizi come i tuoi.

Esempio: chi ha visitato la tua pagina “tariffe” o “listino prezzi” e ha cercato su Google “miglior parrucchiere a Milano”.

Sfruttare le lookalike audiences (segmenti simili)

Creare pubblici simili a quelli che hanno già convertito: Google Ads può generare automaticamente audience con profili comportamentali affini, aumentando la probabilità di nuove conversioni.

Esempio concreto: come un fisioterapista freelance che lavora a Milano può fare targeting avanzato per aumentare il numero di nuovi pazienti.

I passaggi:

  • Geolocalizzazione precisa: raggio di 5 km intorno al proprio studio
  • Fasce orarie mirate: annunci attivi tra le 7:00 e le 9:00 (quando le persone pianificano la giornata) e tra le 18:00 e le 22:00 (quando cercano soluzioni post-lavoro)
  • Pubblico per intento di ricerca: utenti che hanno cercato “mal di schiena rimedi”, “fisioterapia zona Milano” o “prenota fisioterapista”
  • Annuncio su misura: “Fisioterapia a Milano – Trattamenti personalizzati per cervicale e lombalgia. Prenota una seduta oggi.”

In questo modo, anche con un budget contenuto, il professionista intercetta un pubblico altamente rilevante e pronto ad agire. Per una PMI, ogni clic conta. Affinare il targeting in Google Ads significa evitare sprechi, aumentare il ROI e parlare direttamente al tuo cliente ideale. Sfruttando in modo strategico le funzioni avanzate, puoi trasformare le tue campagne da “generiche” a iper-mirate, con impatti concreti su visibilità, lead e vendite.

Campagne Performance Max: automazione e targeting avanzato insieme

Un’opzione da considerare per chi vuole sfruttare il massimo potenziale dell’intelligenza artificiale di Google è Performance Max, una tipologia di campagna che unisce in un’unica soluzione l’intero inventario pubblicitario di Google: Ricerca, Display, YouTube, Gmail e Discover.

PMAX sfrutta il machine learning per ottimizzare automaticamente:

  • Targeting (in base all’intento, alla geolocalizzazione e ai segnali di pubblico)
  • Creatività (testi, immagini e video adattati automaticamente ai vari formati)
  • Bidding (in base agli obiettivi: vendite, contatti, visite in negozio, ecc.)

Come indirizzare al meglio la campagna PMAX rispetto al targeting:
Anche se la gestione è automatizzata, puoi comunque guidare la campagna fornendo segnali di pubblico, ad esempio:

  • Persone che hanno cercato parole chiave specifiche
  • Utenti che hanno visitato il tuo sito
  • Segmenti basati su interessi o dati demografici

Perché funziona per le PMI:

  • Riduce il tempo di gestione
  • Ottimizza automaticamente il budget in base alle performance
  • Ti permette di raggiungere utenti in tutte le fasi del funnel con un’unica campagna

 

Nel panorama sempre più competitivo della pubblicità online, non basta “esserci”: bisogna esserci nel modo giusto. Google Ads offre oggi strumenti avanzati — dal targeting per intenti e segmenti personalizzati, fino alle campagne automatizzate come Performance Max — che permettono anche a chi ha un budget contenuto di ottenere risultati concreti.

La chiave è conoscere il proprio pubblico, analizzare i dati e utilizzare in modo strategico tutte le opzioni di segmentazione disponibili. Così facendo, ogni clic non sarà solo una spesa, ma un investimento mirato verso nuovi clienti, contatti e vendite.

Per una PMI o un libero professionista, il vantaggio competitivo passa anche da qui: dal saper comunicare con precisione, nel momento giusto e nel canale più efficace.

 

 

Scopri tutti i segreti di Google Ads


 

 

Remarketing: la guida di Prismi

In un mercato digitale sempre più affollato, il remarketing è una strategia preziosa per le PMI che vogliono aumentare le conversioni e ottimizzare il budget. A differenza di campagne pubblicitarie rivolte a utenti “freddi”, il remarketing punta a recuperare l’interesse di chi ha già interagito con il brand ma non ha ancora completato un’azione chiave, come un acquisto o una richiesta di contatto.

In un’epoca in cui l’attenzione degli utenti è limitata e la concorrenza è feroce, riattivare chi ti conosce già è spesso più semplice, rapido e conveniente che acquisire un nuovo cliente da zero. Ecco perché il remarketing non dovrebbe mai mancare nel piano marketing di una piccola e media impresa.

Remarketing

Cos’è il remarketing?

Il remarketing è un insieme di tecniche pensate per ricoinvolgere gli utenti che hanno visitato un sito web o interagito con i contenuti social media, senza però finalizzare una conversione. Una delle forme più comuni è l’invio di email automatizzate e personalizzate, ad esempio per ricordare un carrello abbandonato o proporre un’offerta dedicata.

Questa strategia si basa sul principio che un utente che ha già mostrato interesse è molto più propenso a convertire, se stimolato nel modo giusto.

Perché il remarketing è strategico per le PMI?

Per una piccola e media impresa, ogni opportunità di contatto con un potenziale cliente è preziosa. Il remarketing permette di:

  • Recuperare opportunità perse: un visitatore che non ha completato un acquisto può essere riattivato con un’email mirata o una promozione esclusiva.
  • Massimizzare il ROI: investire per riconquistare utenti già interessati è spesso più efficace (e meno costoso) rispetto all’acquisizione di nuovi clienti.
  • Rafforzare la relazione con il cliente: attraverso messaggi pertinenti e personalizzati si costruisce un rapporto più forte e duraturo.

Integrare il remarketing nella strategia digitale di una PMI o un libero professionista non è più un’opzione, ma una necessità. Le piccole e medie imprese, grazie a strumenti accessibili e piattaforme intuitive, possono oggi sfruttare automazioni, email marketing e segmentazioni comportamentali con grande efficacia.

Strategie di remarketing efficaci per le PMI

Ecco alcune tecniche vincenti:

Email per carrelli abbandonati

Inviare automaticamente un’email agli utenti che hanno aggiunto prodotti al carrello ma non hanno finalizzato l’acquisto. Offrire uno sconto o la spedizione gratuita può incentivare il ritorno.

Follow-up post visita

Se un utente ha visitato pagine specifiche (es. una scheda prodotto o un servizio), puoi inviargli un’email di approfondimento o una testimonianza di un cliente.

Contenuti personalizzati

Sfruttare i dati di navigazione per proporre prodotti correlati o consigli basati sugli interessi dimostrati dall’utente.

Automazioni basate sul comportamento

Creare flussi automatici che si attivano in base a determinate azioni (visite frequenti, tempi di permanenza, clic su link), per mantenere vivo l’interesse.

Esempio di campagna di remarketing per un negozio online di cosmetici naturali:

Obiettivo: Recuperare carrelli abbandonati e aumentare le conversioni sul sito e-commerce.

Target: utenti che hanno:

  • Visitato il sito negli ultimi 7 giorni
  • Aggiunto uno o più prodotti al carrello
  • Non completato l’acquisto entro 24 ore

Struttura della Campagna:

– Segmentazione del pubblico: creare una audience personalizzata.

– Automazione email

Email 1 – dopo 1 ora dall’abbandono:

  • Oggetto: “Hai dimenticato qualcosa?”
  • Contenuto: immagini dei prodotti lasciati nel carrello + link diretto

Email 2 – dopo 24 ore:

  • Oggetto: “Un piccolo regalo per te”
  • Contenuto: codice sconto -10% valido per 48 ore

 

Il remarketing è quindi uno strumento potente per le PMI che vogliono valorizzare al massimo ogni contatto. Recuperare utenti già interessati non solo migliora le conversioni, ma rafforza anche la brand loyalty. L’importante è farlo con messaggi pertinenti, tempismo corretto e una buona dose di personalizzazione.

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5 errori da evitare nelle tue campagne di email marketing

L’email marketing continua a essere uno degli strumenti più efficaci nel panorama digitale: è diretto, misurabile e ha un ROI tra i più alti. Tuttavia, molte campagne faticano a generare risultati concreti perché commettono errori spesso evitabili.

Che tu stia pianificando una newsletter, una DEM o un funnel automatizzato, ci sono 5 errori comuni che rischiano di compromettere l’efficacia delle tue email. Ecco quali sono e come evitarli.

Email marketing
  1. Inviare senza segmentare la lista

Uno degli errori più gravi è trattare tutti i contatti allo stesso modo. Inviare lo stesso messaggio a tutta la mailing list è inefficace e può portare a disiscrizioni o segnalazioni di spam.

Cosa fare:

Segmentare la lista in base a:

  • comportamento (chi ha aperto/cliccato le precedenti email)
  • interessi dichiarati
  • fase del customer journey
  • dati demografici o aziendali (per B2B)

Più le email sono personalizzate e rilevanti, più alti saranno i tassi di apertura e i click.

 

  1. Ignorare l’oggetto e il pre-header

L’oggetto e il pre-header sono i primi elementi che l’utente vede nella sua casella di posta. Se non catturano l’attenzione in pochi secondi, l’email rischia di non essere nemmeno aperta.

Cosa fare:

  • Scrivere oggetti brevi, chiari e contenenti i vantaggi che l’utente può trarre leggendo la mail
  • Evitare formule come, per esempio, scrivere tutto in maiuscolo, aggiungere troppi simboli, o parole come “gratis”
  • Usare il pre-header per completare o arricchire l’oggetto

 

  1. Sovraccaricare l’email di contenuti

Email troppo lunghe, con molte immagini, link o sezioni, possono confondere l’utente e ridurre le probabilità di conversione.

Cosa fare:

  • Focalizzarsi su un solo messaggio principale
  • Usare un design pulito e mobile friendly: il 70% delle aperture email avviene da mobile quindi semplicità e chiarezza sono fondamentali
  • Inserire una call to action ben visibile

 

  1. Non testare prima dell’invio

Spedire una campagna senza averla testata può causare errori imbarazzanti: link rotti, immagini non visibili, formattazioni sballate o problemi di visualizzazione sui client di posta.

Cosa fare:

  • Inviare email di prova su diversi dispositivi e provider (Gmail, Outlook, Apple Mail, ecc.)
  • Verificare tutti i link e la call to action
  • Controllare che le immagini siano ottimizzate e che ci sia sempre un alt text
  • Assicurarsi che ci sia una versione testuale dell’email per i client che non leggono l’HTML

 

  1. Dimenticare il monitoraggio e l’ottimizzazione

L’email marketing è una disciplina data-driven: senza analisi, non si può migliorare.

Cosa fare:

  • Monitorare i KPI principali: open rate, click-through rate, conversion rate, bounce rate
  • Sperimentare con A/B test sull’oggetto, sulla CTA, sulle immagini e sugli orari di invio
  • Analizzare i comportamenti nel tempo e adattare la strategia di conseguenza

 

 

Una buona attività di email marketing non si misura su un singolo invio, ma sulla costanza dei risultati nel tempo.

L’email marketing funziona, ma solo se eseguito con metodo, strategia e attenzione ai dettagli. Evitare questi cinque errori permetterà di aumentare l’efficacia delle campagne, migliorare la relazione con i contatti e ottenere risultati più concreti e duraturi.

 

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Best practice per ottimizzare una landing page

Una landing page ben progettata può fare la differenza tra un utente che abbandona il sito in pochi secondi e uno che compila un modulo, effettua un acquisto o richiede informazioni. Ottimizzare una landing page non significa solo migliorarne l’aspetto grafico, ma guidare strategicamente l’utente verso l’azione desiderata.

Landing Page

Vi sono varie best practice efficaci per ottimizzare una landing page e quindi aumentare il tasso di conversione.

  1. Definisci un obiettivo chiaro

La prima regola d’oro è costruire la landing page attorno a un solo obiettivo: può trattarsi della raccolta di contatti tramite un modulo, del download di un contenuto gratuito come un e-book, dell’iscrizione a un evento o dell’acquisto di un prodotto. Più l’obiettivo è definito, più sarà semplice progettare un flusso logico che accompagni l’utente verso l’azione desiderata. Troppe call to action o link secondari rischiano invece di distrarre, abbassando il tasso di conversione.

  1. Lavora su un headline d’impatto

Il titolo principale è il primo elemento che cattura l’attenzione, e in pochi secondi deve comunicare valore. Una buona headline non si limita a descrivere l’offerta, ma evidenzia chiaramente il beneficio che l’utente otterrà. È importante che il messaggio sia immediato, comprensibile e in linea con l’intento di ricerca dell’utente. Idealmente, dovrebbe anticipare una soluzione concreta a un problema sentito.

  1. Cura il copy in ottica persuasiva

Il testo della landing page deve guidare l’utente con fluidità, rispondere alle sue domande implicite e abbattere ogni possibile frizione. Usa uno stile diretto, privo di tecnicismi inutili, e punta su vantaggi concreti. Includere testimonianze o recensioni aiuta a rafforzare la credibilità, mentre un tono coerente con l’identità del brand crea continuità e fiducia. È anche utile suddividere il testo in sezioni ben distinte, con titoletti chiari e paragrafi brevi, per favorire la lettura anche da mobile.

  1. Rendi la call to action impossibile da ignorare

La call to action è il punto focale della landing page. Deve essere ben visibile, facilmente cliccabile e posizionata nei momenti chiave del percorso utente. Usa verbi d’azione che invitano a compiere un gesto immediato, come “Scarica ora” o “Prenota la tua demo gratuita”. Il colore del bottone deve risaltare rispetto al resto della pagina, e il testo dovrebbe trasmettere urgenza o valore.

  1. Semplifica il form

Molte conversioni si perdono a causa di form troppo lunghi o complicati. Chiedi solo le informazioni essenziali e spiega chiaramente perché dovrebbero lasciarti i loro dati. Inserire rassicurazioni sulla privacy può aiutare a superare la diffidenza iniziale. Dove possibile, valuta l’utilizzo di moduli progressivi, che si adattano al comportamento dell’utente e permettono di raccogliere dati in più fasi.

  1. Progetta un design semplice, ordinato e responsive

Un buon design è quello che mette il contenuto in primo piano e accompagna l’utente nella lettura. Utilizza layout a blocchi, colori coerenti con il brand e una gerarchia visiva ben definita. Riduci gli elementi decorativi non funzionali e assicurati che la pagina sia ottimizzata per ogni dispositivo: la navigazione da mobile è oggi più importante che mai, e una pagina non responsive rischia di allontanare la maggior parte degli utenti.

  1. Ottimizza i tempi di caricamento

La velocità è un fattore critico: secondo Google, oltre la metà degli utenti abbandona una pagina che impiega più di tre secondi a caricarsi. Riduci il peso delle immagini, limita gli script esterni non indispensabili e sfrutta tecniche come la compressione e il caching. Una landing page veloce migliora non solo l’esperienza utente, ma anche il posizionamento sui motori di ricerca.

  1. Testa e migliora costantemente

Non esiste una versione perfetta della landing page: l’unico modo per ottimizzarla davvero è testare, analizzare e adattare. Con strumenti come Google Optimize, Hotjar o VWO è possibile effettuare A/B test su titoli, colori dei bottoni, immagini e altri elementi cruciali. Analizzare mappe di calore o registrazioni delle sessioni aiuta a comprendere come si comportano gli utenti sulla pagina e dove si bloccano. Ogni piccola modifica può portare a un miglioramento misurabile nel tasso di conversione.

 

Da non dimenticare, infine, il ruolo fondamentale dei cookie e degli strumenti di tracciamento. Questi dati permettono di creare landing page sempre più personalizzate e performanti, capaci di adattarsi ai comportamenti degli utenti e di alimentare strategie di remarketing mirate. Una buona landing page è dinamica, costruita sull’ascolto e sull’evoluzione continua.

 

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SEO e Google Ads per le PMI: strategie vincenti per emergere online

 

In un mercato sempre più competitivo e digitalizzato, per una piccola o media impresa non basta più “esserci” online: è fondamentale farsi trovare. Ma come si può emergere tra migliaia di risultati nei motori di ricerca e conquistare l’attenzione di potenziali clienti?

Le strade principali sono due: da un lato, la SEO, che permette di ottenere visibilità organica nel tempo; dall’altro, le campagne a pagamento come Google Ads, in particolare Performance Max che garantisce risultati più immediati.

Fondamentale è integrare strategicamente entrambe le attività per costruire una presenza online solida, duratura ed efficace, adatta alle esigenze e alle risorse di una PMI.

Visibilità online SEO e Google

Perché la SEO è importante

Molte piccole e medie imprese in Italia si affidano ancora principalmente al passaparola o alla pubblicità tradizionale. Ma oggi il primo posto in cui un cliente cerca un prodotto o un servizio è Google. Non comparire tra i primi risultati, significa rischiare di essere invisibile.

I vantaggi concreti della SEO:

  • Visibilità online continuativa
  • Contatti e richieste da utenti realmente interessati
  • Miglioramento della reputazione aziendale

Strategie SEO vincenti per le PMI

  1. Analisi delle parole chiave locali e di nicchia

Il primo passo per una buona SEO è capire cosa cercano davvero i clienti. Le PMI possono ottenere ottimi risultati lavorando su keyword locali (es. “corso di Pilates a Parma”) o di nicchia (es. “software gestionale per artigiani”).

  1. Ottimizzazione tecnica del sito

Un sito lento, non mobile-friendly o con errori tecnici è penalizzato da Google. È importante:

  • Ottimizzare i tempi di caricamento
  • Garantire la compatibilità mobile
  • Inserire tag title e meta description efficaci
  • Usare una struttura URL chiara e gerarchica
  1. Contenuti di qualità pensati per l’utente

I contenuti sono il cuore della SEO. Per una Pmi, creare contenuti informativi, utili e ben strutturati è fondamentale, ecco alcuni esempi:

  • Pagine dedicate ai servizi con testi originali e approfonditi
  • Articoli del blog su domande frequenti dei clienti
  • Guide e risorse gratuite per fidelizzare gli utenti
  • Schede prodotto dettagliate (per e-commerce)
  1. SEO locale

Per le PMI che lavorano in ambito locale o regionale, la local SEO è essenziale. Occorre quindi:

  • Ottimizzare e tenere aggiornata la scheda Google Business Profile
  • Inserire nome, indirizzo e telefono ovunque
  • Raccogliere recensioni online
  1. Link Building mirato

Costruire una rete di backlink autorevoli è un segnale di fiducia per Google. Per una piccola e media impresa, i metodi più efficaci sono:

  • Collaborazioni con fornitori o partner
  • Guest post su blog di settore
  • Comunicati stampa per iniziative aziendali
  • Creazione di contenuti “linkabili” (es. statistiche, checklist, infografiche)
  1. Monitoraggio e miglioramento continuo

La SEO non è un’attività una tantum. Serve un monitoraggio costante per capire cosa funziona e dove intervenire. Utilizza strumenti come:

  • Google Search Console
  • Google Analytics 4
  • SEOZoom o SEMrush per il mercato italiano

Fare SEO non significa “ingannare Google”, ma costruire valore per i propri utenti e per il proprio business. Anche una piccola impresa può ottenere ottimi risultati, se lavora in modo strategico e costante. In un mercato sempre più competitivo, investire nella SEO significa investire nella crescita futura della propria azienda.

Per una PMI che vuole emergere online occorre lavorare in parallelo anche su Google Ads, strumento che rappresenta un’opportunità concreta per aumentare la visibilità, raggiungere nuovi clienti e far crescere il business in modo misurabile. Tra le differenti tipologie di campagne disponibili, una delle più efficaci è Performance Max che può potenziare il lavoro fatto con le tecniche SEO.

Performance Max non migliora direttamente il posizionamento, perché non influisce sugli algoritmi organici, ma può amplificare i segnali e i dati utilizzati per ottimizzare la SEO.

Ecco come una campagna Performance Max può aiutare la SEO:

  1. Aumenta la visibilità e il traffico verso il sito

Performance Max consente di essere ovunque (Search, Display, YouTube, Gmail, Discovery), portando più utenti sul sito. Più traffico significa più segnali per Google e quindi un miglioramento del ranking SEO.

  1. Fornisce insight utili per l’ottimizzazione SEO

Performance Max dice quali creatività, parole chiave e audience funzionano meglio.
Questi dati sono poi utili per migliorare:

  • i contenuti del sito (blog, landing page, ecc.)
  • le parole chiave da targettizzare in ottica SEO
  • la struttura dei titoli e delle descrizioni
  1. Rafforza la brand search

Quando le persone vedono gli stessi annunci su più canali, iniziano a cercare il nome dell’azienda. Un aumento del traffico da keyword branded, che spesso hanno alta conversione e miglior engagement, è un segnale di SEO positivo.

  1. Testa contenuti e call to action

Performance Max può funzionare come un “laboratorio creativo”: consente di testare cosa attrae di più l’utente e di conseguenza permette di portare quegli elementi anche nei contenuti organici.

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Cosa significa fare link building (e perché è un investimento strategico)

Per una Pmi o un libero professionista, la competizione online è spesso serrata, soprattutto a livello locale o settoriale. Investire quindi in attività di SEO fa la differenza per sviluppare il proprio business. Tra le leve più importanti di una strategia SEO c’è il link building, una tecnica ancora poco conosciuta da molte piccole e medie imprese, ma di grande valore.

Link building

Che cos’è il link building

Il link building è l’insieme delle attività finalizzate a ottenere link (chiamati anche backlink) da altri siti web verso il proprio. In ambito SEO, i link sono fattori importanti per il ranking: Google li interpreta come segnali di autorevolezza e rilevanza.

Uno studio di Backlinko ha rilevato, infatti, che le pagine con più backlink tendono a posizionarsi molto meglio su Google. Le prime posizioni hanno mediamente 3,8 volte più backlink rispetto a quelle nelle posizioni successive.

In altre parole, quando un sito autorevole inserisce un link che punta al sito di un’azienda, è come se stesse dicendo: “Questo contenuto è valido, merita fiducia”. Più link di qualità l’impresa riceve, più il sito viene percepito come affidabile e utile, e di conseguenza può ottenere un migliore posizionamento nei risultati di ricerca.

Perché il link building è importante per una Pmi o un libero professionista

Spesso si pensa che il link building sia una pratica riservata alle grandi aziende o ai portali editoriali. In realtà, anche le piccole e medie imprese possono trarne vantaggio, soprattutto in ottica local SEO o per rafforzare la propria presenza online in nicchie di mercato specifiche.

Ecco alcuni benefici concreti:

  • Aumento della visibilità online: migliorare il posizionamento organico significa comparire tra i primi risultati su Google quando gli utenti cercano prodotti o servizi.
  • Incremento del traffico qualificato: i backlink portano visitatori reali da altri siti, spesso già interessati a contenuti o servizi.
  • Maggiore autorevolezza del brand: essere citati da siti esterni rafforza la reputazione dell’azienda, anche agli occhi dei potenziali clienti.
  • Espansione delle opportunità commerciali: il link building può aprire la strada a nuove collaborazioni, segnalazioni o menzioni spontanee nel tempo.

Strategie di link building adatte a una piccola e media impresa

Una strategia efficace non richiede necessariamente grandi budget. Ecco alcune attività sostenibili e adatte anche a una Pmi:

  1. Guest posting su blog di settore

Scrivere articoli di qualità per siti e blog affini al settore in cui si opera, inserendo in modo naturale un link al sito, è una delle pratiche più comuni e durature. È importante scegliere partner editoriali coerenti e con una buona reputazione online.

  1. Collaborazioni con fornitori, clienti o partner

Molte aziende dimenticano che il loro ecosistema di relazioni è una risorsa: inserire link reciproci in pagine dedicate alle partnership o ai case study è una buona opportunità, se fatto in modo trasparente.

  1. Digital PR e menzioni spontanee

Inviare comunicati stampa o notizie rilevanti (ad esempio il lancio di un nuovo servizio o iniziative solidali) può portare testate online o blog a parlare dell’azienda, includendo un link.

  1. Contenuti di valore

Creare contenuti utili e interessanti (guide pratiche, checklist, statistiche di settore, infografiche) aumenta le probabilità che altri siti li linkino spontaneamente.

 

È importante sottolineare che il link building non è una scorciatoia, né una pratica da improvvisare. Google penalizza le tecniche manipolative (note come black hat SEO), come l’acquisto massivo di link o la creazione di reti artificiali.

I backlink devono essere:

  • Rilevanti per settore o argomento
  • Contestualizzati in contenuti di qualità
  • Provenienti da siti autorevoli, con buona reputazione SEO

Fare link building in modo corretto richiede tempo, competenze e un approccio strategico. Si tratta di un investimento nel medio-lungo termine, ma con ritorni concreti in termini di traffico, brand awareness e nuove opportunità commerciali.

 

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ChatBot, assistenti vocali e avatar: come utilizzare l’AI per ottimizzare il tuo business

L’AI è un insieme di diverse tecnologie che permettono alle macchine di agire con livelli di intelligenza riconducibili a quelli dell’essere umano. L’Intelligenza Artificiale non è semplicemente automazione o elaborazione di dati ma un «organismo» vivente che nel tempo migliora, apprende si espande sempre di più.

Oggi, l’AI è fondamentale per il lavoro di piccole e medie imprese e liberi professionisti in quanto in grado di ottimizzare quattro ambiti lavorativi:

  1. Relazione con il cliente
  2. Marketing
  3. Vendite
  4. Organizzazione interna e dei processi
Ai per le Pmi

Tra le soluzioni di AI più utili per ottimizzare il lavoro di Pmi e liberi professionisti troviamo:

  • Chatbot
  • Assistenti vocali
  • Avatar

Questi tre strumenti vengono utilizzati per migliorare la customer experience del cliente fornendo maggiori servizi e contemporaneamente per ridurre sprechi di tempo e risorse interne. Le attuali soluzioni di AI non sono più riservate solo alle grandi aziende, ma sono accessibili, scalabili e personalizzabili anche per le realtà più piccole.

Secondo i dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, nonostante la gran parte degli utenti italiani debba ancora sperimentare le reali potenzialità dell’AI, in molti stanno già utilizzando assistenti virtuali e sistemi di recommendation. In particolare, i chatbot vengono utilizzati dall’81% del campione. Stando alla ricerca cresce, inoltre, l’interesse verso le raccomandazioni ricevute da motori di AI per l’e-commerce e un utente su quattro ha realizzato un nuovo acquisto online dopo averli utilizzati.

CHATBOT

Un chatbot è un programma software che utilizza l’intelligenza artificiale e l’elaborazione del linguaggio naturale (NLP – Natural Language Processing) per interagire con gli utenti attraverso una chat di testo, simulando una conversazione umana.

I chatbot possono funzionare in due modi:

  1. Basati su regole: rispondono secondo istruzioni predefinite e hanno un numero limitato di risposte.
  2. Basati su intelligenza artificiale: utilizzano il machine learning e NLP per comprendere il contesto, imparare dalle conversazioni e migliorare nel tempo.

I chatbot sono preziosi strumenti a disposizione delle piccole e medie imprese e i liberi professionisti in quanto vengono utilizzati in differenti contesti, quali:

  • Assistenza clienti: su siti web, social media e app per rispondere a domande frequenti.
  • E-commerce: per suggerire prodotti, gestire ordini e pagamenti.
  • Social media e messaging: Chatbot su WhatsApp, Messenger, Instagram, Telegram per supporto clienti o marketing.

È possibile affermare che i chatbot stanno rivoluzionando il modo in cui le aziende interagiscono con i clienti, rendendo la comunicazione più efficiente, personalizzata e accessibile.

Differenti, infatti, sono i vantaggi che l’uso dei chatbot apportano alle aziende che scelgono di utilizzarli:

  • Risposte rapide alle richieste dei clienti: rispondono 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 riducendo i costi operativi e incrementando l’efficienza.
  • Offrono servizi e suggerimenti personalizzati: anticipano le esigenze dei clienti, forniscono messaggi utili e consigliano nuovi prodotti grazie all’analisi che l’AI fa delle loro interazioni.
  • Forniscono informazioni nella lingua dei clienti: sono in grado di supportare più lingue
  • Ottimizzano il coinvolgimento dei clienti e la fedeltà al marchio: sono immediatamente accessibili a più utenti e migliorano l’esperienza del cliente rispondendo prontamente ai suoi interessi e alle sue preoccupazioni.

 

ASSISTENTI VOCALI

Gli assistenti vocali sono software basati sull’intelligenza artificiale che permettono agli utenti di interagire con dispositivi digitali tramite comandi vocali.

Cosa fanno gli assistenti vocali:

  • Riconoscono il linguaggio naturale parlato
  • Rispondono a domande
  • Eseguono azioni (es: inviare messaggi, impostare promemoria, riprodurre musica)

Come funzionano gli assistenti vocali:

  • Ascolto: si attivano grazie a una parola chiave
  • Riconoscimento vocale: il discorso viene trasformato in testo
  • Comprensione del linguaggio naturale: il sistema interpreta il significato
  • Risposta/azione: fornisce una risposta vocale

Gli assistenti vocali stanno diventando sempre più importanti anche per le piccole e medie imprese e non solo per i colossi del tech. Rappresentano, infatti, un nuovo canale di comunicazione con i propri target che consente di rendere l’esperienza cliente più fluida e moderna.

Come e quando utilizzarli:

  1. Migliorare l’esperienza cliente
    • Customer service vocale: automatizzare risposte a domande frequenti
    • Ordini vocali: per e-commerce o prenotazioni (es: ristoranti, saloni, officine)
  1. Automazione interna
    • Promemoria e gestione appuntamenti: per semplificare la giornata lavorativa
    • Comandi rapidi per operazioni ripetitive (es: inviare report, accedere a dashboard)
  2. Marketing e branding
    • Presenza su canali vocali (SEO vocale per essere trovati tramite ricerche vocali)
    • Campagne pubblicitarie su dispositivi vocali
  3. Accessibilità
    • Rendere i servizi fruibili anche da chi ha difficoltà visive o motorie

 

AVATAR

Un avatar è una rappresentazione digitale (di solito 2D o 3D) animata e potenziata dall’intelligenza artificiale, in grado di:

  • Parlare e rispondere in tempo reale
  • Mostrare espressioni facciali o emozioni
  • Interagire con utenti in modo naturale (simulando una persona vera)

Può sembrare un essere umano oppure un personaggio stilizzato, e può essere controllato automaticamente dall’AI, senza intervento umano diretto. Gli avatar digitali sono capaci di parlare, esprimere emozioni, comprendere il linguaggio naturale.

Gli avatar riescono a comprendere il linguaggio naturale per poi identificare le risposte più pertinenti. Non solo, le informazioni che forniscono sono sempre aggiornate in quando in grado di acquisire nuove conoscenze direttamente dalle conversazioni con gli utenti.

Sempre più aziende stanno integrando assistenti virtuali animati nei propri siti istituzionali, nei portali eCommerce, nelle app di messaggistica e nei gestionali aziendali. Un avatar, per esempio, può facilitare la ricerca delle informazioni presenti sul sito, la navigazione automatizzata e l’esecuzione di azioni come l’apertura di un ticket o la prenotazione di un appuntamento.

Non solo, per quando riguarda il settore delle vendite online consente di offrire un’esperienza d’acquisto più personalizzata, coinvolgente e umana, riducendo quindi il tasso di abbandono del carrello e aumentando la conversione.

 

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Come promuovere un sito eCommerce su Google

 

L’indicizzazione su Google è cruciale per il successo di un sito eCommerce perché determina se e come le pagine del sito appaiono nei risultati di ricerca. Senza un’adeguata indicizzazione, i prodotti e le pagine del sito non saranno visibili agli utenti e ciò ha un impatto diretto sulle vendite e sul traffico organico.

Un sito ben indicizzato, infatti, può comparire tra i primi risultati di ricerca per parole chiave rilevanti, portando traffico organico gratuito e costante. Non solo, se gli utenti trovano facilmente il sito nei motori di ricerca, le probabilità di acquisto aumentano. Secondo una ricerca di Think with Google, infatti, il 73% degli acquisti online inizia con una ricerca su Google e gli utenti che arrivano da una ricerca organica spesso sono già intenzionati all’acquisto.

ECommerce Google

Come verificare se un sito è indicizzato?

È possibile controllare l’indicizzazione dell’eCommerce su Google in due modi:

  1. Usa Google Search Console → vai su Copertura > Pagine Indicizzate per vedere quali pagine Google ha registrato.
  2. Cerca su Google: digita l’indirizzo del sito per vedere quali pagine sono già indicizzate.

Promuovere un sito eCommerce su Google richiede una strategia combinata di SEO, Google Ads e Google Shopping, oltre a ottimizzazioni tecniche e di contenuto.

 

Ecco le migliori tecniche per aumentare la visibilità e le vendite:

  1. Ottimizzazione SEO per eCommerce

La SEO è fondamentale per comparire nei risultati di ricerca senza pagare per la pubblicità, attraverso contenuti organici.

Parole chiave mirate

  • Usa Google Keyword Planner o Ubersuggest per trovare parole chiave con alto volume di ricerca.
  • Ottimizza titoli, meta description, URL e contenuti delle pagine prodotto.
  • Usa parole chiave a coda lunga: es. “scarpe da running leggere per donna” invece di “scarpe da running”.

Ottimizzazione delle schede prodotto

  • Scrivi descrizioni uniche e dettagliate (evita il copia-incolla dai fornitori).
  • Utilizza immagini ottimizzate con alt text e peso ridotto per migliorare la velocità.
  • Raccogli recensioni dei clienti per aumentare la fiducia e il ranking su Google.

Link building

  • Crea guest post su blog di settore.
  • Collabora con influencer e blogger per ottenere backlink autorevoli

 

  1. Google Ads: annunci a pagamento per eCommerce

Gli annunci Google permettono di raggiungere rapidamente clienti pronti all’acquisto.

Google Shopping

  • Attiva Google Merchant Center e collega il catalogo prodotti.
  • Ottimizza i titoli e le descrizioni dei prodotti per migliorare la visibilità.
  • Usa campagne Smart Shopping per automatizzare le offerte.

Annunci Search

  • Targetizza parole chiave commerciali come “comprare smartphone online”.
  • Usa estensioni dell’annuncio (prezzo, valutazioni, promozioni).
  • Imposta offerte automatiche per massimizzare il ROI.

Remarketing su Google Display

  • Raggiungi chi ha visitato il tuo sito senza acquistare.
  • Mostra banner personalizzati con i prodotti visualizzati.
  • Usa annunci dinamici per attirare gli utenti di nuovo sul sito.

 

  1. Google Business Profile e Local SEO

  • Crea un profilo Google Business Profile ottimizzato con foto, orari e recensioni.
  • Ottimizza per ricerche locali (“negozio scarpe Milano”) con parole chiave geolocalizzate.
  1. Content marketing e blog

Un blog aiuta a intercettare traffico organico e costruire fiducia.

  • Scrivi guide e recensioni di prodotto.
  • Crea confronti tra prodotti (“Migliori smartphone 2025: confronto e prezzi”).
  • Usa video e infografiche per aumentare il tempo sul sito.

 

  1. Performance e User Experience (UX)

Google premia i siti veloci e con buona esperienza utente.

  • Ottimizza la velocità del sito con immagini leggere e hosting performante.
  • Implementa il checkout rapido per ridurre gli abbandoni del carrello.

 

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